Da Il Corriere della Sera – Magazine del 17 giugno 2004

 

LA RECENSIONE                                            DI ANTONIO D'ORRICO

Quel ramo del lago

di Como che

volge a mezzanotte

In un romanzo ci sta tutto. Ci può stare di tutto. Questo è il motivo per cui il romanzo è diventato il genere letterario per eccellenza, addirittura, secondo alcuni, un genere imperialista che ha finito per assoggettare gli altri generi costringendoli a una grama sopravvivenza.

Nell'Inglesina in soffitta ci sta molto, quasi tutto. Ci sta il lago di Como, ramo di mezzanotte, e i paesini che vi si affacciano con il contorno di contrabbandieri, finanzieri, carabinieri e balilla (siamo durante il fascismo ma prima della guerra). Ci sta un discreto naviglio che comprende barche che si chiamano lucie, vaporetti che fanno la spola da una riva all'altra, moto-scafi in legno di mogano africano, batiscafi che servono per perlustrare il fondo del lago, e l'inglesina del titolo che è un'elegante imbarcazione desti-nata a diventare, nel lungo e periglioso racconto, il simbolo di una vita tra-sognata e felice. Ci sta un delitto (di notte, sul lago) e un presunto assassino che viene arrestato e dopo (ma molto dopo) si scoprirà che non era colpevole. Ci sta un vecchio un po' matto (è l'abile costruttore dell'inglesina) che diventa lo Sherlock Holmes locale e si chiama Marchionn (e ha una moglie impossibile). Ci sta un giornalista del giornale di Mussolini che all'inizio sembra un tipo ridicolo, poi un tipo tragico e alla fine riserverà una straordinaria sorpresa. Ci sta una bambinaia inglese che sembra brutta ma non lo è e ha un passato avventurosissimo alle spalle (una tizia che se incontra un cobra è il cobra che deve prendere qualche precauzione), ed è il personaggio più riuscito del romanzo e non solo per le sue performance sessuali e investigative. C'è una seconda inglesina che non è la barca di cui abbiamo detto ma una ragazzina, figlia del capo del contro-spionaggio britannico, in vacanza sul lago assieme alla bambinaia scatenata. Ci sono due ragazzini locali che si innamorano della ragazzina e si muovono agli ordini del Marchionn, che è il loro capobanda. Ci sono spie inglesi e americane. doppiogiochisti, pro-di marinai irlandesi al servizio di Sua Maestà Giorgio d'Inghilterra, aviatori italiani che precipitano nel lago stringendo in pugno l'istantanea della fidanzata, c'è la scomparsa del fisico Ettore Majorana che resta uno dei più grandi e suggestivi (la bomba atomica) misteri della storia italiana e qui viene risolto (potenza del romanzo).

Tutto ciò e molto altro ancora viene raccontato con ordine e giusta progressione e velocità da Luca Masali, scrittore di fantastoria come corretta-mente dice Giulio Mozzi (che è il suo procuratore-allenatore-produttore). Sarebbe un libro da applausi a scena aperta (ottimo da leggere al mare o in montagna o in treno o in aereo), però il libro cade in bambineggiamenti in-tollerabili (tutti i dialoghi tra i ragazzini e tra i ragazzini e Marchionn sono da buttare), e l'uso compiaciuto del dialetto fa scadere in bozzetto quella che sarebbe una bella commedia tra il rosa e il nero. Se fossi l'editore farei una seconda edizione dopo un editing spietato. Ne vale la pena.