Se negli anni Cinquanta gli scrittori italiani di fantascienza si
celavano dietro pseudonimi
anglofoni, oggi sono diventati nomi popolari in libreria e la
loro fama è cresciuta diffondendosi anche fra i non appassionati del
genere.
Autori come Valerio Evangelisti e
Luca Masali entrano nelle classifiche dei libri più venduti, e non
solo in Italia. Basti pensare al grande successo in Francia dello
stesso Evangelisti o alla visibilità su Internet della loro
opera. Valerio
Evangelisti è di sicuro il più famoso scrittore di fantascienza
in Italia. Il suo ultimo libro, "Magus", è arrivato primo in
classifica dopo solo due settimane dalla pubblicazione. "La saga di
Eymerich" è la serie che l'ha più reso popolare Eymerich,
terribile inquisitore che muove le sue avventure tra passato e
futuro. I romanzi di Evangelisti hanno riscosso un grande successo e
sono stati tradotti in molte lingue. In Francia lo scrittore ha
addirittura una collana a lui dedicata. Dirige inoltre la rivista on
line Carmilla.
Luca Masali
è, invece, l'enfant terrible della nuova fantascienza italiana.
Grande innovatore, anch'egli è clamorosamente sempre in classifica
con le sue novità editoriali. Il suo romanzo d'esordio, I
Biplani di D'Annunzio, ha riscosso un enorme successo di vendite
grazie alla perfetta fusione di ambientazioni storiche, viaggi nel
tempo e alta tecnologia. A Masali abbiamo chiesto che rapporto c'è tra scrittura
di fantascienza e tecnologia? "Il rapporto è complesso. Se da un
lato tra i compiti della fantascienza non c'è certo quello di
prevedere con precisione, quello che succederà - la fantascienza non
è mai riuscita per esempio, a prevedere Internet - d'altra parte, io
credo, una buona storia di fantascienza dovrebbe utilizzare anche la
tecnologia e, in generale, la scienza, per diventare metafora del
divenire. Nel momento in cui si scrive un romanzo di fantascienza,
si parla sostanzialmente del proprio tempo e si ipotizza quello che
potrebbe diventare se le cose non cambiano. Per esempio, Welles,
quando scrive "La guerra dei mondi", vuole sostanzialmente far
vedere agli inglesi del suo tempo, quello che succede agli indiani
dell'India, naturalmente, quando vengono in contatto con la civiltà
inglese. Una civiltà tecnologicamente molto superiore, una civiltà
aliena nel vero senso della parola. Inoltre a volte si può
utilizzare la fantascienza anche per fare divulgazione scientifica.
Personalmente, per esempio, in un racconto che si chiama "La balena
del cielo", pubblicato sia in Italia che in Francia, ho parlato del
problema del buco dell' ozono mettendo insieme elementi totalmente
fantastici ed elementi scientifici. Ne è venuta fuori una storia che
è una via di mezzo tra effettiva divulgazione scientifica e una
storia di avventure di dirigibili. Ognuno la può leggere come vuole.
Si può quindi fare ottima fantascienza sia utilizzando l'elemento
scientifico come spunto o con l'intento di un'effettiva divulgazione
scientifica. Nel secondo caso, chiaramente, la precisione deve
essere assoluta. Il risultato finale dipende, naturalmente solo
dalla capacità dell' autore".
Luca Masali è anche un esperto di informatica e sta oggi
sperimentando un software di scrittura creativa da lui stesso
programmato.
"Con Microsoft Word ho creato dei moduli, che mi permettono di
fare alcune cose interessanti. Il programma consente di scegliere
una serie di parole chiave, le traduce in inglese e le passa a un
"ragno" che percorre Internet per trovare siti che abbiano attinenza
con quello che sto scrivendo. In questo modo capita che, mentre creo
un testo, mi vengono portate sulla scrivania del computer delle
suggestioni. Altre volte questa tecnica permette di raccogliere
documentazioni che possono essere utili per approfondire il
contenuto scientifico del testo. Oltre a questa ricerca su Internet, il programma è in
grado di fare un'analisi quantitativa delle varie scene. Nel mio
ultimo romanzo "La
perla alla fine del mondo" ci sono vari personaggi che
interagiscono. Ora, nell'analisi di una scena, con questo programma
posso vedere a colpo d'occhio quali sono le interazioni prossemiche
dei personaggi. Alcune parole chiave fanno capire al software che si
sta parlando di argomenti che hanno una stretta attinenza con la
storia. In questo modo si capisce qual è il personaggio chiave di
una data scena e qual è l'importanza relativa degli altri
personaggi. In questo modo, io posso tenere sottocontrollo
sostanzialmente il bilanciamento delle scene ed evitare di scrivere
scene che risultino poi poco significative".
Finora abbiamo visto la fantascienza al maschile ma la
fantascineza in Italia ha anche importanti e affermate scrittrici
femminili. Nicoletta Vallorani, ad esempio, è una delle maggiori
esponenti della fantascienza al femminile. Insegnante, autrice e
traduttrice, conosce da vicino lo stile e i contenuti delle grandi
scrittrici come Ursula Le Guin, Octavia Butler e Pat Cadigan e ha
seguito da vicino la nascita del movimento cyberfemminista. Il suo
personaggio più conosciuto è DR, un'androide di sesso femminile, che
agisce nella Milano del prossimo millennio. A lei abbiamo chiesto
che cosa significa essere donna in una scena letteraria
prevalentemente maschile e se ha senso parlare di differenza di
genere, quando si tratta di letteratura?
"Credo che la questione di essere donne in una scena letteraria
prevalentemente maschile, sia un falso problema. Non è diverso
dall'essere donna in qualunque altro ambiente. Resta il fatto che
riesci ad arrivare da qualche parte se hai delle cose da dire e le
sai dire in modo originale. Detto questo, nella fantascienza più che
altrove, il discorso sui generi passa attraverso il corpo. Angela Carter
nel libro "The passion of new Eve" si è inventata come protagonista
un uomo che in seguito a un intervento chirurgico diventa
donna. Il personaggio prova sulla sua pelle, con il suo corpo, la
diversità tra l'essere uomo e l'essere donna. E' un po' lo stesso
discorso che fa a livello teorico la portavoce del cyber-femminismo,
Donna
Haraway, quando dice che i saperi dicotomici non sono più in
grado, oggi, di dipanare il nodo dei rapporti tra i sessi. La
questione è molto più complessa; sicuramente nel mondo moderno non è
più possibile dividere il mondo in due metà. A livello narrativo
questo discorso viene portato avanti ad esempio da donne come Katy Hacker, che è
una scrittrice di fantascienza".
E' anche vero d'altra parte che molto spesso nei romanzi scritti
da uomini, le donne vengono incasellate in determinati cliché.
"Credo che il problema dei cliché
sia un problema degli uomini più che delle donne, di quegli uomini
che non hanno abbastanza intelligenza per capire che lo stereotipo
non funziona ed è estremamente riduttivo. Ci sono percorsi molto
interessanti da sviluppare. Personalmente credo che la via più
interessante sia quella dell'ibridazione non più solo fra maschile e
femminile ma piuttosto fra organico e inorganico, fra bios e
tecnologia - penso ad esempio ai romanzi di Pat
Cadigan. Creando un identità meticcia non è più importante il
genere sessuale d'appartenenza. E', dunque, una strada diversa da
quella che aveva tracciato Ursula LeGuin
che, nel romanzo "La mano sinistra delle tenebre", ha creato
personaggi androgini, che non sono né maschio, né femmina, ma che
tendono ad essere o l' uno o l' altro a seconda dei periodi dell'
anno. Questa visione era affascinante, ma estremamente limitativa.
Pat Cadigan, invece, va oltre la dicotomia uomo-donna. "Elly La
Sfinge", uno dei suoi personaggi, "entra nella mente dei pazienti"
collegandosi ad una macchina attraverso cavi che si aggacciano al
nervo ottico. Questa azione apre un discorso sulla funzione
cognitiva del vedere non solo per le donne ma per le persone
tout-court". |
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