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'La fantascienza? Non è
letteratura d'anticipazione alla Nostradamus. Diversamente dagli
americani, noi europei preferiamo esplorare i mondi del possibile con un
occhio rivolto al passato'. Parola di Luca Masali, 36 anni, autore de I
biplani di D'Annunzio< (Mondadori), che Le Monde l'ha definito 'uno
dei migliori libri tradotti in francese quest'anno', e de La perla alla
fine del mondo (pure Mondadori).
Nel primo dei due romanzi,
infatti, la Grande guerra era lo spunto per riflettere sul conflitto
jugoslavo. Nel secondo si salta indietro nel tempo fino al 1924. Quando un
originale Monsieur Citroën, sfidato dal concorrente Monsieur Renault,
attraversa il Nord Africa e mostra i mille volti (e possibili risvolti)
dell'integralismo islamico. Il tutto condito da una minuziosa
documentazione e da una ricca dose di ironia.
'I miei maestri?
Jules Verne, naturalmente. Poi Dino Buzzati, un grande sul fronte della
commedia, ed Emilio Salgari, il padre della favola tecnologica', dice
Masali. Ma quelli erano anni di enorme progresso tecnologico, in cui ogni
nuova invenzione cambiava la vita della gente. 'Oggi c'è solo lo sviluppo
di tecnologie già esistenti'. E così gli scrittori anglosassoni, superato
il filone catastrofista degli anni Sessanta, hanno reagito con la
letteratura cyberpunk. Mentre per gli americani Masali parla di 'western
con le astronavi'.
Masali ha preferito guardare indietro e ha
trovato il suo protagonista sfogliando le memorie di Andrè Citroën,
anch'egli un appassionato di Verne. Masali considera l'industriale
francese il simbolo degli anni Venti.
E il simbolo del 2000?
Nessuna esitazione: 'Bill Gates'. |