Recensione di
Francesca Amé
per Il Giornale
Così ho
rovesciato il concetto di giallo
Un'irruenza
narrativa à la Salgari
in un folk
thriller con mille colpi di scena, due
misteri e una sola soluzione»: così la casa
editrice Sironi, che si è fatta le ossa in poco tempo grazie al successo di Tullio Avoledo,
aveva presentato il nuovo libro del milanese
Luca Masali. Un nome che dice poco
ai lettori generalisti ma che gli appassionati
di fantascienza
et similia
considerano un cult. E del resto non è mai un caso se persino la Mondadori si
«scomodò» per
)pubblicare un
italiano (per i tipi della casa editrice di
Segate sono usciti «I biplani di D'Annunzio» nel '96
e «La perla
alla fine
lei mondo» nel
'99)
laddove nel genere gli anglosassoni vanno molto più forte.
Sta di fatto che
erano quattro anni che i
fan di Masali
reclamavano - anche sul suo sito, www.masali.com,
che rende bene l'idea
dell'«universo immaginifico» dell'autore
-
un nuovo
romanzo.
Eccoli accontenati: è uscito «L'inglesina in soffitta» (Sironi,
pagg.
416, 16,50
euro) che in
quanto a intrighi e misteri non deluderà nessuno ebbene l'autore
abbia dirottato la sua
penna dai lidi
del fantasy a quelli della
spy story
in salsa lombarda. La storia è infatti ambientata nel 1938,
alla vigilia del secondo conflitto mondiale, in un tranquillo paesino
sulle rive di un lago. Il posto meno
adatto, si
direbbe, per una storia di spie. E invece tra contrabbandieri, lord inglesi,
bambinaie e il
fantasma di Ettore Majorana,
si consuma il delitto di Raù, un vecchio barcaiolo. Chi può volere la morte di un signore tanto pacifico? Sulla
vicenda si mette a indagare Marchion, mastro
d'ascia abile nel costruire barche: «Un mio
trisnonno o giù di lì», racconta l'autore la
cui famiglia è originaria di Cadenabbia, un
piccolo paese sul lago di Como, «sin da
bambino ho sentito
raccontare storie inverosimili avvenute in quel ramo del lago: ora lo specchio d'acqua era un
oceano infuriato,
ora un gelido abisso brulicante di mostri, o ancora il teatro di epiche battaglie navali tra contrabbandieri e finanzieri.
Come un Omero in scala domestica mi sono
deciso a fissare sulla carta alcune delle storie più interessanti
che ruotano attorno al mitico Marchion».
Il risultato è un
romanzo avvincente che non farà rimpiangere ai fan dell'autore il
clima dei due precedenti lavori. Guai però
a definire il suo testo un giallo di provincia. Masali commenta: «In
realtà ho voluto
rovesciare il concetto
di giallo di provincia dove in
un paesino succede qualcosa che sconvolge i paesani mettendone
in luce miserie e nobiltà. Nel mio
libro un fatterello di cronaca locale, ossia la morte
di un barcaiolo,
ben presto coinvolge i servizi se-greti di mezza Europa».
Ne viene fuori una
storia di quelli
che si fanno leggere e che ha trovato
il plauso anche di scrittori milanesi
come Valerio Evangelisti e Giuseppe Genna.
Lui, Masali, i cui libri precedenti sono stati tradotti anche in
Francia e in Spagna, non ama fare paragoni o avere maestri ma «chi
si diverte acercare le citazioni troverà molto Sciascia, qualche
pennellata del Manzoni e diverse strofe del cantautore laghé Davide
Van De Sfroos. Tutti insieme appassionatamente» |